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Il Blog di Massimo Binelli

Botta e Risposta

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Nella Pillola 157 avevo messo simpaticamente a confronto un V8 Ferrari con un motore Tesla e ne era venuta fuori una metafora molto… potente! Se te la sei persa, ti invito a rivederla. Ebbene, dopo la prova in pista (quella di 400 metri, dove soffro sapendo di soffrire tutte le volte che affronto il Giro della Morte), che mi fu di ispirazione, oggi ne faremo un’altra molto speciale, questa volta però su strada, e proprio su una Tesla!

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Domenica 22 settembre 2019. Siamo in quattro, viaggiamo verso la Svizzera a bordo di un’auto ibrida. Stiamo andando a disputare il XIX Meeting Internazionale Master “Città di Bellinzona”. A un certo punto si accende una discussione che ci accompagnerà fino alla meta: al di là degli aspetti legati all’ecologia e alle invettive di tutte le Grete Thunberg del pianeta, è meglio il rombante V8 Ferrari, nominato per tre anni consecutivi miglior motore al mondo agli “International Engine of the Year Awards”, oppure il sibilante motore Tesla? Questo il dilemma. Il confronto non era tanto sulla potenza, sulla coppia o sull’accelerazione delle vetture su cui sono montati, praticamente equivalenti, ma sull’affidabilità. E mentre in due si scannavano amabilmente, nella mia testa prendeva vita questa Pillola.

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Ho già trattato il tema della “solitudine” dell’Atleta Vincente nella Pillola 106. Dicevo che il senso di isolamento provato da un atleta che pratica uno sport individuale aumenta al crescere del suo livello di prestazione. Avevo anche citato le parole del grande Pietro Mennea, che in un’intervista del 2012 ricordava delle sue vacanze di Natale e Pasqua trascorse «da solo» al centro federale di Formia. Torno sull’argomento perché, come ben spiegava la Freccia del Sud, la condizione di solitudine in cui si ritrova un campione pian piano diventa uno stile di vita, però in allenamento, se non si hanno degli sparring partner con cui lavorare, per evitare cali di prestazione occorre inventare delle soluzioni creative.

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Nella Pillola 132 ho già affrontato il tema della “gara importante” e ho spiegato che per riuscire a dare il massimo in ogni circostanza bisogna rispettare alcune sequenze di attivazione, dalla creazione della consapevolezza, che fa aumentare il senso di responsabilità personale, alla visualizzazione e riscaldamento mentale, in cui inizia a prendere forma la cattiveria agonistica, per finire con la costruzione della bolla. Molto spesso, tuttavia, il problema non è riuscire a gestire la gara, ma è arrivare a quel momento con le batterie cariche, perché la tensione che si crea attorno a un evento che la mente percepisce come “importante” rischia di produrre un pericoloso corto circuito.

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La visualizzazione è uno dei pilastri su cui poggia la potenza mentale di un Atleta Vincente. Per questa ragione, ne ho già parlato in diverse Pillole, che ti invito a rivedere, a partire dalla numero 48, e ovviamente sviluppo l’argomento sia nel videocorso AtletaVincente.com sia nel mio libro. Ciò nonostante, grazie alle domande che mi rivolgono gli atleti che seguo e grazie all’esperienza che accumulo giorno dopo giorno, continuano a emergere con regolarità livelli di osservazione fino a quel dato momento sconosciuti e nuovi spunti di miglioramento.

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Nella mia vita lo sport ha avuto e continua ad avere un ruolo estremamente importante, e parlo della componente agonistica, non soltanto di quella riferibile alla mia attività di sport coach. Chi ha letto il mio libro “Atleta Vincente” e chi ha navigato all’interno dei miei siti MassimoBinelli.it e AtletaVincente.com sa che sono stato un “azzurro” della Nazionale italiana di Pesistica, Gruppo sportivo della Polizia di Stato “Fiamme Oro”, e sa che sono tuttora un agonista in piena attività, seppure in uno sport diverso, l’atletica leggera, disciplina della velocità in pista, peraltro con un palmares che si arricchisce anno dopo anno. Nonostante questa lunghissima carriera e l’esperienza accumulata, al termine di una gara dedico sempre alcuni minuti all’autovalutazione della mia prestazione.

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Terry Orlick, ex campione di ginnastica, allenatore ed esperto di psicologia applicata allo sport, ha inventato la “Ruota dell’Eccellenza”. È una metafora che a me piace, perché il perno di questa ruota è la concentrazione, e scommetto che tale immagine ti ricorda qualcosa, non è vero? Esatto, ricorda la “bolla di energia”, argomento trattato nella Pillola 120, nell’ottava sessione del videocorso AtletaVincente.com e, ovviamente, nel mio libro “Atleta Vincente. Strategie e tecniche per diventare campioni nello sport e nella vita”. Proviamo a farla girare, la Ruota dell’Eccellenza di Orlick?

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La “bolla” di energia è un mio cavallo di battaglia. Ho affrontato l’argomento nel Botta e Risposta della Pillola 80, ne parlo nell’ottava sessione del videocorso Atleta Vincente e, ovviamente, ne spiego tutti i segreti nel mio libro “Atleta Vincente. Strategie e tecniche per diventare campioni nello sport e nella vita”. Nel corso del tempo mi sono reso conto che è uno dei temi più sentiti dei molti percorsi di crescita personale e sportiva che è possibile affrontare con il coaching, perciò in questo articolo ne riprendo alcuni aspetti importanti, che potrai approfondire nel videocorso o nel libro.

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Nella mia Pillola 15, che risale al Giurassico, ho parlato per la prima volta di ancoraggio, che ho definito come «il processo con il quale creiamo un’associazione tra un’esperienza e uno stato d’animo». Agli ancoraggi, tra l’altro, è dedicata la settima sessione del videocorso Atleta Vincente e un capitolo del mio libro, e per questa ragione ricevo molte richieste di approfondimento da parte di atleti che desiderano scoprire assieme a me il modo per farli funzionare al meglio in relazione alla loro disciplina. Così ho deciso di riparlarne, aggiungendo un livello di osservazione diverso.

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Per un atleta, una delle fasi più critiche da gestire è quella del riscaldamento. In molte altre Pillole ho spiegato che quando è il momento di iniziare a muoversi, con la classica corsetta che fa salire le pulsazioni e attiva il sistema cardiocircolatorio, è importante partire anche con il riscaldamento mentale. Bisogna sviluppare la consapevolezza del momento e dialogare con il proprio corpo, con ogni muscolo, piuttosto che sprecare energie pensando ad altro. Vi sono discipline sportive, come l’atletica leggera, dove tutto è calibrato al minuto, quindi l’atleta può pianificare il riscaldamento con un anticipo (quasi) perfetto. In altre discipline, invece, l’incertezza regna sovrana e un atleta può ritrovarsi a dover gestire un riscaldamento lunghissimo. Infine, ci sono gare molto rapide, come una corsa di 100 metri, e gare estremamente lunghe, come l’incontro di tennis tra John Isner e Nicolas Mahut giocato nel primo turno del torneo di Wimbledon 2010, durato 11 ore e 5 minuti... Come si gestiscono queste situazioni estreme?

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