Una lezione di autostima in… pista
Partiamo da un presupposto: se affrontiamo la vita con un atteggiamento di bassa autostima è come scattare dall’ultimo posto della griglia di partenza del MotoGP a seguito di una penalità inflitta al pilota, e darsi per vinti ancor prima del via.
Come dici? Ti sta venendo in mente la gara conclusiva del MotoGP 2015, a Valencia, quella del “biscottone” confezionato tra Jorge Lorenzo e Marc Marquez, dove Valentino Rossi fu costretto a partire dalle retrovie?
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Complimenti, stai sviluppando la telepatia! La gara di Valencia, vista anche da chi non è uno sfegatato di motori, è stata una lezione magistrale di autostima. In quelle condizioni Valentino aveva una sola certezza: per vincere il titolo mondiale doveva inventarsi la più grande rimonta della storia del MotoGP, ossia doveva gareggiare “per vincere”. Ricordi la regola numero 6? La riporto qui:
Quando gareggi “per vincere”, non hai nulla da perdere, mentre quando gareggi “per non perdere”, hai tutto da perdere e nulla da guadagnare.
Nelle condizioni in cui si è trovato Valentino Rossi, la gara è stata una rincorsa, piena di rischi e di ostacoli, ma il Dottore aveva due possibilità: fidarsi delle proprie potenzialità, fisiche e mentali, e dunque tentare una rimonta leggendaria (come è capitato, biscottone a parte), oppure fare la vittima e rinunciare a combattere.
Vuoi che te la racconti io? Ok, clicca e guarda il video...
Lascia le persone negative nella loro melma mentale
Se mi segui, sai che uso lo sport come metafora potente della vita, pertanto il messaggio che intendo trasmettere ricordando l’impresa di Valentino è questo: se ci fidiamo delle nostre potenzialità e sappiamo di meritare ciò per cui stiamo lottando, in primis la felicità, che è lo scopo primario della vita, riusciamo ad essere più consapevoli delle nostre azioni e, come ho ricordato anche nella Pillola delle 25 regole, in un certo senso modifichiamo il nostro futuro.
Per approfondire: “I Sei Pilastri dell’Autostima”, di Nathaniel Branden>
Di fronte alla medesima situazione, la persona che ha un’elevata stima di sé prova in tutti i modi a raggiungere il suo obiettivo, lotta per vincere, sapendo che non ha nulla da perdere, e molto probabilmente ci riesce, mentre la persona che ha una bassa autostima rinuncia a priori a lottare per vincere, dunque ha tutto da perdere e nulla da guadagnare. È più chiaro adesso il significato della regola numero 6?
Chi è consapevole del proprio valore e ha sviluppato una sana autostima è attratto da persone come lui e vive meglio, perché si circonda di positività e adotta un atteggiamento proattivo, ossia reagisce ancor prima che gli eventi accadano, e coglie ogni opportunità mettendo in campo tutte le risorse e le potenzialità personali necessarie a conseguire un obiettivo.
Chi vive nella pesantezza della propria bassa stima di sé, invece, tende ad essere attratto da persone negative, perché nella melma si sguazza molto meglio in compagnia, ci si consola condividendo le proprie disgrazie, cercando di conquistare il poco invidiabile primato della sfiga più grande di tutte.
Si tratta di individui che si sentono predestinati alla sofferenza, dunque inconsciamente tendono a fare di tutto per confermare le loro convinzioni, e quando la realtà sembrerebbe andare in una direzione diversa da quella attesa, ossia quando all’orizzonte si intravede uno spiraglio di felicità, mettono in atto l’autosabotaggio, perché sentono di non meritare nulla di diverso dalle loro aspettative nefaste. Potrebbero scegliere di essere felici, ma preferiscono dire a sé stessi che avevano ragione loro, senza rendersi conto che il più delle volte hanno scelto di non essere felici, hanno avuto paura della felicità si sono autosabotati per mancanza di coraggio.
Meriti di essere felice e avere successo
Se le nostre azioni sono guidate dalla paura, prima o poi finiremo per attrarre proprio gli eventi dai quali volevamo fuggire, perché nella nostra mente si formano pensieri e immagini di ciò che spaventa, e questo meccanismo innesca la profezia che si autoavvera. Il fatto di pensare a una cosa negativa, per la nostra mente, che rimuove la negazione, equivale a desiderare.
Come spiego nella Pillola 58, «…non volevamo perdere e abbiamo perso; non volevamo sbagliare e abbiamo sbagliato; non volevamo ammalarci proprio prima delle vacanze e ci siamo ammalati: è come se la nostra mente facesse di tutto, a nostra insaputa, per far avverare ciò che volevamo evitare, ed è per questa ragione che parliamo di profezia, ossia di una “predizione” che più cerchiamo di scacciare e più lei ci rincorre, autoavverandosi».
Dobbiamo imparare a sfruttare la potenza di questo processo a nostro vantaggio, riprogrammando la mente. Quando riusciremo a creare aspettative positive su cosa è giusto per noi, e quando saremo in grado di credere fermamente che “ce lo meritiamo”, che meritiamo di essere felici e di avere successo, inizieremo a comportarci in modo tale che le nostre azioni trasformeranno queste aspettative in realtà.
Grazie all’allenamento mentale possiamo imparare ad alzare l’asticella del livello di felicità e del livello di successo giusti per noi, per far sì che si modifichi la nostra “immagine dell’io” e che la profezia che si autoavvera faccia accadere cosa è meglio per noi al posto di sabotarci.
È il momento di agire!
Vuoi saperne di più su come anche tu puoi imparare a sviluppare una sana autostima, che ti permetta di agire mosso dalla gioia e non dalla paura di vivere e di essere felice? Contattami e ne parliamo. Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)