Piccolo ripasso sugli Obiettivi...
Ricordi quando ti parlavo della definizione di obiettivi? Nella Pillola, che ti invito a rivedere, spiegavo che un obiettivo per essere ben formato deve essere specifico, ossia ben delineato; deve essere misurabile, tramite un indicatore che sia in grado di farci capire se lo stiamo raggiungendo; e deve essere accessibile, cioè effettivamente raggiungibile con almeno un’azione. Poi, deve essere alla nostra portata in termini di risorse necessarie, e occorre che venga fissato in un ben preciso arco di tempo.
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Il caso
Di recente, ho seguito una giovane mamma, impiegata in uno studio professionale, che aveva l’obiettivo di laurearsi, per poter fare un salto di qualità, ossia passare dal lavoro dipendente alla libera professione. Erano anni che coltivava questo sogno e lo viveva come una frustrazione, perché sentiva che con il passare del tempo l’obiettivo si stava trasformando in un rimpianto. Nel corso della prima sessione di coaching, abbiamo lavorato sulla definizione di questo obiettivo, affrontando in sequenza tutti i suoi aspetti: azioni da fare per iscriversi all’Università, risorse economiche necessarie, tempo da dedicare allo studio, data presunta per la laurea e così via.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Nel contempo, abbiamo lavorato sulle azioni necessarie per costruire gradualmente un portafoglio clienti personale, da gestire in via autonoma non appena formalizzata l’iscrizione all’albo professionale. La prima e la seconda sessione si sono svolte in un clima di entusiasmo, perché finalmente il sogno a lungo coltivato cominciava a prendere forma. La parte che ancora non era ben definita, sulla quale ho fatto puntare l’attenzione della mia cliente, era quella del tempo da dedicare allo studio. La sua giornata di impiegata, di mamma e di donna sportiva, era abbastanza densa e il fatto di ricavare almeno un’ora da dedicare allo studio avrebbe comportato la rinuncia a qualcosa, compreso il sonno.
Fallimento? No, un successo!
Il risultato di questa ulteriore e profonda riflessione è stato l’abbandono. Una decisione che mi è stata comunicata prima della terza sessione e vissuta come un fallimento. Ne abbiamo parlato a lungo e abbiamo guardato il “problema” da un diverso livello di osservazione. Il fatto di aver sviscerato, per la prima volta, cosa avrebbe comportato l’inseguire il sogno di laurearsi e di mettersi in proprio ha fatto emergere il peso dei sacrifici, enormi, che la mia cliente non era davvero pronta ad affrontare. Quindi non si era trattato di un fallimento ma di un successo, perché il “sogno” è stato definitivamente archiviato, l’ombra cupa del rimpianto è stata spazzata via e questa “mamma sprint” ha preso consapevolezza della sua condizione, accettandone ogni più piccolo aspetto.
È per questa ragione che, adottando il metodo giusto per guardare dentro a noi stessi e per sondare la portata della nostra motivazione, possiamo trasformare un apparente fallimento in un successo. Il successo di aver identificato i valori e le priorità che stanno alla base delle nostre scelte e delle nostre azioni.
È il momento di agire!
Che ne pensi di lasciare proprio tu il primo commento qui sotto? Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)