Se il sistema immunitario di un essere vivente riesce a mantenere l’equilibrio tra i microrganismi buoni e i parassiti nocivi, le funzioni vitali di quell’organismo non si alterano; se, invece, gli elementi negativi aumentano il loro numero o la loro aggressività, l’apparato difensivo può non riuscire a svolgere il suo compito e, in assenza di supporto esterno (antibiotici, ad esempio), i danni possono risultare irreparabili. Inoltre, è risaputo che i parassiti proliferano più facilmente in un organismo provato, indebolito da altre infezione in atto o, più in generale, da uno stato di salute reso precario dall’ambiente malsano.
In un’organizzazione fatta di persone (impresa o associazione sportiva che sia), per rimanere nella metafora, possiamo parlare di “salute cagionevole” quando il leader, per varie ragioni che vanno indagate caso per caso, tende a fuggire da ogni responsabilità, diventa “parassita” ed è la causa di stress inutili e duraturi. Gli elementi “buoni” ma deboli, che appartengono a un sistema stressato, assumono in breve tempo atteggiamenti intolleranti, si emarginano dal gruppo, si ammalano (e non solo in senso metaforico), e possono trasformarsi a loro volta in parassiti, potenzialmente contagiosi anche per gli elementi più forti. Gli elementi “cattivi”, invece, troveranno nel leader debole un amplificatore della loro negatività.
In un contesto così compromesso, che ruolo può avere un Coach? In primo luogo, occorre capire chi è il committente e quali sono gli obiettivi di quest’ultimo. Facile immaginare come possa cambiare lo scenario a seconda se il Coach venga incaricato dal management o dalla proprietà. I “meccanismi di difesa” lo vedranno come un elementro estraneo, da combattere, oppure come un alleato per sconfiggere i “parassiti” interni? E quando l’unica soluzione possibile sembra quella di proporre alla proprietà un cambio ai vertici, come deve agire un Coach?
L’unica certezza (si fa per dire…) è che solo quando torna l’equilibrio si può avviare, con prevedibile successo, l’opera virtuosa di ricostruzione del gruppo, che, risanato, ricomincia a stabilizzarsi, ad apprendere, a riconquistare una visione positiva e condivisa riguardo all’avvenire dell’intero sistema e a conseguire vittorie di squadra. L’organizzazione vivente “guarita” ha così davanti a sé una nuova fase del proprio ciclo di vita: quella del ricambio, del rinnovamento e del rilancio.
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