Di chi è la colpa? Indovina...
Può capitare a tutti, uomini e donne. A un certo punto ti sembra di essere diventato invisibile. Il partner prende le distanze. Nessuno ti cerca. Si avvicina il fine settimana e speri che qualcuno ti inviti, ma il cellulare non trilla, né una chiamata né un messaggio o una notifica. Così, sabato sera, dopo una cena a base di tonno e pomodori, ti ritrovi a rincorrere il fiume delle notizie feisbucchiane, vedi gente che ride, che ostenta al mondo i piatti che sta mangiando assieme agli amici, e tu riconosci tra questi amici i <emtuoi amici, quelli da cui speravi che arrivasse un cenno di vita, perché in fondo, anche se hai sempre biasimato chi fa la fotocronaca della cena boccone dopo boccone, ti farebbe piacere essere lì con loro.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Ti avvolge un alone di fallimento totale. In un lampo ti viene voglia di fuggire, di ricominciare da capo in un altro Paese, o addirittura in un altro continente, magari laggiù in Australia, ma ti fermo subito: non servirebbe a nulla. Gli schemi con i quali è programmata la tua mente si ripeterebbero anche a 16mila chilometri di distanza, perciò, dopo un primo periodo di euforia, torneresti ad essere invisibile anche per i canguri.
“O mental coach, anche tu mi stai dicendo che è tutta colpa mia? Allora sono proprio un caso senza speranza!”.
So che ti è arrivato come una stilettata questo pensiero negativo, perciò mi sono permesso di sdrammatizzare prima che tu prendessi il computer o il cellulare da cui mi stai seguendo e lo lanciassi fuori dalla finestra. No, non mi preoccupo per i tuoi aggeggi elettronici, sia chiaro, anzi, forse ti farebbe bene staccare un po’ la spina: mi sta semplicemente a cuore la salute di chi passeggia beatamente sotto alla tua finestra in questo momento…
Ricordi cosa dicevo nella Pillola 92 a proposito del legame tra accettazione, responsabilità personale, fiducia e autostima? Dicevo che si parte dall’accettazione di sé stessi, perché accettare i propri errori e le proprie colpe significa iniziare un percorso di miglioramento; l’accettazione sviluppa responsabilità personale e fiducia nelle proprie capacità; la responsabilità personale e la fiducia potenziano l’autostima.
Vuoi che te la racconti io? Ok, clicca e guarda il video...
Inverti subito il senso di marcia
Dunque, non serve a nulla fuggire, e ancora meno serve farsi contagiare dalla sindrome di Calimero, il povero pulcino abbandonato dalla mamma perché nero (in verità era solo sporco…): il vittimismo paga ancora meno. Occorre controllare emozioni e pensieri negativi e accettare che tutto sta effettivamente come lo vedi: il mondo ti ha momentaneamente messo da parte. Punto. Una volta preso atto di questa inconfutabile verità, inizia a domandarti il perché.
Sarà forse perché quando sei con le altre persone il tuo linguaggio non verbale comunica qualcosa di diverso, ambiguo o eccessivo rispetto a ciò che intendi realmente dire?
Oppure perché il tuo comportamento viene percepito come soffocante, provocatorio, arrogante o eccessivamente rigido, sebbene nulla di tutto ciò sia nelle tue intenzioni (consapevoli)?
Ebbene, prendi atto che la responsabilità è TUA, perché se TUTTI, ma proprio tutti, hanno preso le distanze evidentemente il problema sei tu, non gli altri.
Conosci la barzelletta di quel tipo che è in viaggio, sente alla radio l’avviso di prestare attenzione a un automobilista che sta procedendo a forte velocità contromano e chiama immediatamente la Polizia per dire che non ce n’è solo uno, ce ne sono centinaia di automobilisti pazzi che stanno andando contromano? Ecco, prendi atto che forse sei tu che stai andando contromano, perciò inverti immediatamente il senso di marcia, prima che sia troppo tardi, per te e per gli altri.
Ti dicevo che puoi ritrovare la fiducia in te stesso in Tre Mosse, ed è questo il momento giusto per metterle in atto, perché adesso nessuno si aspetta nulla di eclatante da te, quindi non hai niente da perdere. Eccole!
Prima Mossa: esci da questo corpo!
Non sei indemoniato, tranquillo, però sei ingabbiato in un personaggio che è giunto il momento di far morire. Come in quelle telenovele infinite in cui fanno passare a miglior vita il protagonista, perché dopo la 2592esima puntata non ne può più, e da quel momento parte una nuova storia. Prendi due sedie, mettile una di fronte all’altra. Su una ti siedi tu e sull’altra fai accomodare il tuo gemello, quello che stai per congedare. Parlagli, ringrazialo o insultalo, se preferisci, poi alla fine guardalo che si alza e se ne va, e tu sei consapevole che non lo rivedrai mai più.
Seconda Mossa: riparti da quello che sei veramente
Di’ a te stesso che ti accetti per quello che sei, che accetti i tuoi difetti e i tuoi punti deboli e che da questo momento in poi ogni giorno ti impegnerai a mettere in atto un piccolo cambiamento, anche una cosa apparentemente banale, quale potrebbe essere alzarsi mezzora prima e fare una passeggiata per ricominciare a dialogare con il tuo corpo. Fidati di più delle tue sensazioni e rispettati, ossia rispetta il tuo corpo, la tua mente, il tuo modo di agire.
Terza Mossa: mettiti nei panni degli altri, pur rimanendo te stesso
Il tuo cambiamento, seppure realizzato a piccoli passi, non resterà a lungo inosservato. Mettiti nei panni di chi ha modo di osservarti giorno dopo giorno e chiediti cosa penseresti al suo posto. Saresti diffidente? Ti chiederesti cosa c’è sotto? Bene, accetta anche queste resistenze, sono del tutto normali, e resta consapevole del fatto che il cambiamento si consolida in un tempo che va da 30 a 90 giorni, quindi tieni duro e ogni giorno domandati quanto è alta la tua motivazione, da 1 a 10, per continuare a perseguire il tuo obiettivo. Se la motivazione cala, chiediti cosa puoi fare per riportarla a un valore per te accettabile. Vedrai che la risposta è dentro di te.
È il momento di agire!
Tre Mosse e ritroverai fiducia e autostima. Con il mio aiuto, nel ruolo di “facilitatore di consapevolezza, responsabilità e fiducia”, che poi è la missione di un bravo mental coach, puoi farcela e io sono assolutamente certo che assieme otterremo risultati straordinari. Contattami e ne parliamo. Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)