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Decalogo per sconfiggere il “target panic” (Superare la paura del bersaglio)
Il “target panic”, definito anche “paura del giallo”, è generalmente associato al tiro con l’arco, tuttavia la paura o addirittura il panico da bersaglio è una forma di ansia da prestazione che affligge, tanto in allenamento quanto in gara, non soltanto gli arcieri, ma tutti gli atleti che praticano sport in cui vi sia un obiettivo da puntare e da colpire. Per questo motivo ho elaborato un decalogo applicabile, con le dovute personalizzazioni, a ogni tipo di “bersaglio”.
Nello sport, nulla succede per caso (Il miglioramento è frutto del duro lavoro)
«Eh, questa gara è andata bene, ma chissà quando riuscirò a ripetermi…». «Sì, sono stato fortunato e ho vinto, ma quando mi ricapita!». «Oggi non avevo niente da perdere, ma la prossima gara è importante e so già che mi verrà l’ansia!». Se sei un agonista, di qualunque sport, sono certo che almeno una volta nel corso della tua carriera hai sentito ronzare in testa un pensiero simile a uno di questi tre esempi. E posso assicurarti che si tratta di frasi che leggo in quasi tutti i messaggi che mi scrivono gli atleti interessati a iniziare un percorso di allenamento mentale. Succede quando il merito di una buona prestazione non viene considerato una vittoria interna ma soltanto una vittoria esterna, argomento che ho già affrontato nella Pillola 159 e nella Pillola 178.
Fai pace con i tuoi pensieri negativi (Usa la forza del nemico a tuo favore)
“Il mental coach è impazzito!”. Sì, lo so che l’hai pensato, e mi spiace se ti ho fatto andare il boccone di traverso, dopo tutti i predicozzi sull’importanza di modificare all’istante i pensieri negativi per farli diventare positivi. Al proposito ti ricordo che il “pensiero positivo” è il primo pilastro su cui poggia il mio percorso di allenamento mentale per migliorare nello sport e nella vita, trattato nella prima sessione del videocorso AtletaVincente.com e nella Pillola 1 del mio libro “Atleta Vincente”. Dunque sto rinnegando me stesso? Ho forse avuto qualche rivelazione mistica? Niente di tutto questo…
Come fare reset per ripartire da Vincenti (Autovalutazione mentale, tecnica e fisica)
Nel corso della sua carriera, a un atleta prima o poi capita di attraversare un periodo nero, in cui sembra di aver disimparato tutto, e tutto diventa macchinoso, non più automatico. È come se improvvisamente quell’atleta si fosse dimenticato come si fa ad andare in bicicletta, a guidare l’auto, ad allacciarsi le scarpe e ogni suo gesto dovesse essere preceduto da un ragionamento sulla procedura da mettere in atto. In questi casi, occorre fare un bel reset, un “riavvio”, per dirla nella lingua dell’informatica, e ripartire da un punto fermo, una sorta di “punto di ripristino”, proprio come quello dei sistemi operativi che permettono di gestire le risorse dei computer.
“Cosa farebbe ‘Ringhio’ Gattuso al mio posto?” (Agisci come il TUO campione preferito)
(Parentesi: se il pallone non è il tuo mestiere, arriva ugualmente fino in fondo alla Pillola, fidati!) Un calciatore, soprattutto se è un professionista, è programmato, e pagato, per agire, per dare il meglio di sé in ogni circostanza. Ciò nonostante, ricevo molte richieste di supporto da parte di giocatori che soffrono la paura del giudizio o che per insicurezza nel pieno di un’azione decidono il da farsi con un nanosecondo di ritardo, sufficiente però a farsi fregare la palla da avversari pronti a cogliere il minimo segnale di incertezza, e in questo caso si tratta di un autosabotaggio da manuale! Esiste una strategia per superare questi momenti di difficoltà, quando hai il pallone tra i piedi e un intero stadio si aspetta il meglio da te?
Come risvegliare la consapevolezza (Vivere alla massima potenza)
Alla consapevolezza del “qui e ora”, tema che può essere sviluppato da più livelli di osservazione, ho dedicato diverse Pillole e un’intera sessione del videocorso Atleta Vincente. Ciò nonostante, continuo a ricevere numerose richieste di approfondimento, soprattutto per quanto riguarda la consapevolezza in gara, nel momento in cui dovremmo sperimentare la massima attivazione agonistica.
Rio 2016, come gestire la tensione di una finale (Pensa alla prestazione e non al risultato)
Staccare un biglietto per partecipare ai Giochi Olimpici è il sogno di ogni agonista che dedica la propria vita allo sport. Riuscire ad entrare in una finale, a seconda della combinazione atleta-etnia, può rasentare la pia illusione. Basti pensare alle gare di mezzofondo, predominio assoluto dei neri africani, o alla velocità, affare che riguarda giamaicani, americani e pochi altri al mondo. Fino a Rio 2016, anche il tiro a volo era un circolo chiuso, eppure un perfetto sconosciuto, di origine egiziana, alla sua prima esperienza a cinque cerchi, è riuscito ad entrare nella finale a sei del trap, la fossa olimpica, una delle discipline del tiro a volo, e a gestire una tensione potenzialmente devastante. Come è stato possibile?
La trappola delle “misure” (Concentrati solo sulla tua prestazione)
Nelle discipline sportive dove gli atleti si confrontano su distanze da percorrere, serie da completare o punteggi da raggiungere, le “misure ufficiali” creano assuefazione e diventano barriere mentali, soprattutto in allenamento, all’approssimarsi delle quali si innesca la profezia che si autoavvera. Per questa ragione, dobbiamo ingannare la nostra mente.
Botta e Risposta (Come controllare ansia e tensione in gara)
Perché un bravo portiere, che in allenamento fa faville, in partita diventa una statua di marmo, paralizzato dall’ansia tra i pali della porta? E perché quando subentra questo stato di tensione quello che dovrebbe essere un sano divertimento si trasforma in una sofferenza? Ne parliamo nel Botta e Risposta di questa settimana.
Come vincere l’ansia anticipatoria (Sconfiggere la paura della paura)
Nelle mie Pillole ho già affrontato da diversi livelli di osservazione il tema dell’ansia, uno stato emotivo legato a quello della paura, con la quale spesso instaura un legame molto stretto. La paura è una reazione involontaria, nata come meccanismo di difesa che discende dall’evoluzione dell’uomo, mentre l’ansia è il risultato di una elaborazione soggettiva, ossia dalla valutazione che ciascuno di noi fa di un determinato segnale di pericolo. Cosa si intende, dunque, con la definizione “ansia anticipatoria”?