Cambiare un’abitudine negativa è liberatorio Tutte le abitudini, in ogni ambito della nostra vita personale, professionale e sportiva, prendono forma grazie alla ripetizione. È un «processo circolare», come viene descritto da Charles Duhigg nel bestseller “Il potere delle abitudini”, che parte con un segnale che induce il nostro cervello ad entrare nella “modalità automatica”; poi c’è la routine vera a propria, che può essere fisica, emotiva o mentale; infine c’è la gratificazione per aver compiuto quel gesto (pensiamo alla sigaretta, per chi fuma, o al caffè dopo pranzo, veri e propri riti scatenati dal bisogno), che consolida l’automatismo e lo fa diventare abitudine.
Il fatto è che le abitudini, buone o cattive che siano, creano delle connessioni permanenti e restano codificate a vita nella struttura del cervello. È come imparare ad andare in bicicletta: una volta appreso il trucco per restare in equilibrio su due ruote, non lo si dimentica mai più, anche se smettiamo di andarci per anni. Tutto ciò è positivo, se l’abitudine è positiva, perché fa risparmiare energia nervosa (pensa a cosa accadrebbe nella nostra mente se ogni volta dovessimo concentrarci razionalmente su come si guida l’auto), ma può essere autodistruttivo, se l’abitudine è negativa. Mi riferisco, per esempio, all’abitudine di bere un superalcolico dopo cena, di buttarsi sul divano al posto di uscire a fare due passi o a praticare attività sportiva, di lamentarsi dei problemi al posto di pensare a come risolverli, e così via.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Per scardinare una cattiva abitudine, quindi, il metodo più potente è quello di sostituirla con una buona abitudine, tenendo duro finché questo processo non si consolida nel cervello (e in media servono almeno 30 giorni di impegno costante e rigoroso). Man mano che la nuova abitudine diventa sempre più automatica, l’istinto di attivare la vecchia si attenua fino a scomparire del tutto.
“O mental coach, ma se a me dopo il lavoro piace starmene spaparanzato sul divano con birra gelata e patatine a fianco fino all’ora di cena, come faccio a inventare una nuova abitudine?”.
Niente panico, mi aspettavo la domanda. Per creare una nuova abitudine, dobbiamo far nascere un nuovo bisogno, al quale legheremo un obiettivo, che scatenerà la giusta motivazione. Facile, vero?
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Abituati... a fissare obiettivi!
In altre parole, prima che parta un insulto, sento il bisogno impellente di rimettermi in forma perché il medico ha sentenziato che altrimenti mi viene un infarto. Fisso un obiettivo che preveda la perdita di peso e la modifica del mio regime alimentare entro un tempo ben definito (ti ricorda la formula dell’obiettivo SMART-P, vero?). Inizio a rispettare una tabella di marcia che contempli attività diverse rispetto al tenere il culone sul divano, la birra in mano e le patatine in grembo, e man mano che migliora la mia condizione psicofisica la nuova abitudine prende il sopravvento, al punto che mi domando come ho fatto a sprecare così tanto tempo a poltrire e ingrassare.
Questo accade perché in breve tempo l’attività fisica scatena una piacevole gratificazione, dovuta prevalentemente all’effetto delle endorfine, che consolida la nuova abitudine di uscire all’aria aperta dopo il lavoro e ci fa sentire il bisogno di svolgere attività a cadenza regolare al posto di bere birra e sgranocchiare patatine.
Per stabilizzare il cambiamento e renderlo a prova di recidiva, che è sempre in agguato, dobbiamo avere fiducia, ossia dobbiamo credere che non solo il cambiamento è possibile, ma che è alla nostra portata, e se condividiamo i nostri propositi con qualche persona di fiducia, rafforziamo la volontà di tenere duro, non fosse altro che per scongiurare il rischio di essere derisi per non avercela fatta, se mai dovessimo mollare. È il meccanismo della “dissonanza cognitiva”, di cui ho parlato nella Pillola 44 e nella Pillola 64, che ti invito a rivedere.
È il momento di agire!
In conclusione, qualsiasi cambiamento tu voglia affrontare, da quello di perdere peso a quello di smettere di fumare, da quello di smettere di bere a quello di smettere di mangiarsi le unghie, da quello di considerarti un perdente a quello di lamentarti in continuazione, può diventare un obiettivo, a patto che lo consideri raggiungibile. Intanto ti invito a leggere il mio libro, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, poi contattami e ne parliamo! Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)