Per diventare campioni serve tanta fantasia
L’uomo apprende nuove abilità principalmente per emulazione: i bambini osservano e cercano di imitare, finché non imparano, e questo processo dura tutta la vita, sebbene man mano che si cresce perda un po’ della sua efficacia. In ambito sportivo, l’imitazione porta ad assumere addirittura gli atteggiamenti e la fisionomia del modello di riferimento. Basti pensare a quei ragazzini che si vestono, si pettinano e si comportano come il loro calciatore preferito, e che quando giocano tra loro si calano talmente nella parte al punto di credere realmente di impersonarne alla perfezione lo stile e la gestualità.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Per puro divertimento, dunque, i più piccoli, si immedesimano spontaneamente nel loro campione preferito. Quando vengono avviati all’attività agonistica, finché non sviluppano la piena consapevolezza delle loro potenzialità, si allenano e gareggiano immaginando di essere nei panni del fuoriclasse che vorrebbero diventare, e questo esercizio, che va incentivato, funziona, perché è il principio che sta alla base della visualizzazione, del “se lo vedi, puoi crederci”. I bambini pensano di essere OGGI dei campioni, vivono nel loro presente magico, giocano sempre per vincere e apprendono nuove abilità con una velocità sorprendente.
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“Facciamo finta che…”, ossia viviamo in modo autentico un’esperienza immaginaria
Purtroppo, questa straordinaria capacità si affievolisce con la crescita e l’immaginazione fervida e spontanea lascia il posto alla presa di coscienza della realtà, ai pensieri, positivi o negativi, e alle immagini, altrettanto positive o negative. Subentrano le paure, ossia tanto la paura di vincere quanto la paura di perdere, l’ansia da prestazione e tutto ciò che può condizionare il raggiungimento del successo.
Ecco la domanda fatidica: si può ritrovare lo spirito del “facciamo finta che…”, ossia la capacità che avevamo da bambini di immaginare e di credere fermamente di essere un campione o un personaggio importante, per diventare Atleti Vincenti? E a proposito di Atleti Vincenti, ti invito a visitare il sito AtletaVincente.com e a richiedere subito i tre video gratuiti per scoprire proprio la Formula dell’Atleta Vincente.
La risposta è sì. Anche quando abbiamo perso la capacità di giocare avvolti dai fumi magici del mondo della fantasia, grazie alla forza di volontà
possiamo imparare a vivere in modo autentico in una circostanza immaginaria,
come se fossimo attori che devono interpretare una parte. Cosa fa un attore che riceve un copione? Studia il personaggio nei cui panni deve calarsi, prova a pensare come lui, cerca di capire come dorme, a che ora si alza, cosa mangia, come parla, che carattere ha. Prova a vivere come lui, per rappresentarne al meglio la personalità e rendersi credibile agli occhi dello spettatore.
Gareggiare per “vincere” o per “non perdere”?
Proprio come fa un bravo attore, anche l’atleta che inizia a pensare e a vivere da campione pian piano sviluppa la consapevolezza dell’agire per vincere e fa in modo che qualcosa di positivo accada sempre.
Se gareggi “per vincere”, non hai nulla da perdere,
perché anche in caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo dirai a te stesso che OGGI non ce l’hai fatta, e così facendo metterai subito da parte la sconfitta e ripartirai verso il nuovo obiettivo vincente.
Se gareggi “per non perdere”,
invece, ti cali fin dall’inizio nella parte del “non vincente”, un ruolo in cui hai tutto da perdere e nulla da guadagnare. Se gareggi per vincere, vuol dire che hai fiducia nelle tue possibilità e darai il meglio di te, mentre se gareggi per non perdere significa soltanto che adotti una strategia di sopravvivenza o, ancora peggio, che hai paura, e la paura è un mostro che va spezzettato.
Immedesimarsi, ossia pensare e agire come un campione, significa restare concentrati per tutto il tempo della gara soltanto su ciò che è necessario in quel momento, evitando di pensare al risultato finale, che vuol dire spostarsi nel futuro e perdere la consapevolezza del presente.
Per approfondire: “Mente da Campione”, di Jim Afremow
Cosa farebbe il campione che stai cercando di emulare se, proprio nel momento clou della gara, fosse al tuo posto?
Probabilmente farebbe soltanto del suo meglio, consapevole che è quello che sa fare e che può fare per ottenere un risultato ottimale, senza preoccuparsi di altri segnali di disturbo, dunque fai altrettanto anche tu.
Sai cosa rispondo a chi mi chiede qual è il segreto per correre forte i 100 metri? «Esci forte dai blocchi, fai la parte centrale alla massima velocità possibile e chiudi forte, restando rilassato e disteso». Tradotto: non ci sono segreti, parti forte e corri forte, nient’altro, niente controllo degli avversari, nessuna preoccupazione per la pista troppo morbida o troppo dura (vale per tutti!), nessuna preoccupazione per il vento (anche questo, se c’è, vale per tutti!).
Se cerchi un alibi, la tua mente ti accontenta
Eppure, nonostante queste indicazioni lapalissiane, c’è sempre qualcuno che trova un alibi preventivo, del tipo “Sì, ma io il vento lo soffro più di altri!”, oppure “Ma io nella pista dura corro male!”. Balle! Sono tutte balle. Un campione pensa solamente a fare del suo meglio. Punto.
In conclusione, te lo ribadisco ancora una volta: se vuoi diventare un Atleta Vincente, pensa come un campione, agisci come un campione, allenati come un campione, gareggia come un campione: vivi e comportati da campione. Il resto, te lo assicuro, sono soltanto chiacchiere dalle quali stare alla larga.
È il momento di agire!
Vuoi percorrere con me la strada che ti porterà a diventare un Atleta Vincente, ossia un atleta che adotta le strategie dei campioni e che in gara dà il massimo senza farsi pippe mentali? Contattami e ne parliamo. Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)