Una partita infinita
Cosa significa sfidare il Monco” e legare all’improbabile sconfitta contro il proprio alter ego menomato un’importante decisione da prendere? Significa costruirsi alibi preventivi indistruttibili, significa non assumersi le proprie responsabilità e rimandare ogni scelta almeno fino al giorno in cui non accadrà qualcosa di straordinario. Sono tutti temi che ben conosci, se hai seguito le Pillole sfornate finora, ma la metafora del Sano contro il Monco è efficace, perché fa capire che autosabotaggio e perseveranza sono le facce opposte di una stessa medaglia.
Da una parte c’è il Sano, al sicuro da ogni scossone perché è consapevole della propria superiorità, mollemente adagiato nella sua zona di comfort, che non rinuncia alle cattive abitudini, che ha legato il cambiamento a una sfida perpetua contro un avversario mutilato, una sfida impossibile da perdere, almeno in apparenza.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Dall’altra c’è il Monco, consapevole dei propri limiti e per questo motivato a dare sempre il massimo. È la personificazione della resilienza, ossia della «capacità di lavorare sodo, mantenendo la motivazione al livello più elevato possibile per tutto il tempo necessario al raggiungimento dell’obiettivo principale», come l’ho descritta nella Pillola 74. Il Monco non molla mai, ci crede ogni volta e sa che, lavorando sui propri punti deboli, prima o poi raggiungerà l’obiettivo.
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Gioca per vincere, e non avrai niente da perdere
Troviamo la sintesi perfetta di questi due profili del Giano Bifronte che è in noi nella profezia che si autoavvera, là dove dico che la mente, nel bene e nel male, ci accontenta sempre. E lo fa soprattutto quando, inconsciamente, ci stiamo autosabotando, perché il solo fatto di pensare a una cosa negativa, per il nostro cervello che rimuove la negazione, come sai, equivale a desiderarla. Se vuoi approfondire l’argomento, sappi che gli ho dedicato un intero capitolo del mio libro “Atleta Vincente. Strategie e tecniche per diventare campioni nello sport e nella vita”.
Ecco che il Sano vincerà contro il Monco finché quest’ultimo non avrà sviluppato la consapevolezza che SI PUÒ FARE, ossia finché non avrà capito che potrà giocare semplicemente per vincere, non avendo più nulla da perdere.
Certo, è una metafora, lo ribadisco, peraltro tratta da un romanzo, ma è molto efficace, perché ci fa capire che se riusciamo a creare aspettative positive su cosa è giusto per noi, credendo fermamente che “ce lo meritiamo” e che possiamo sconfiggere la parte di noi che fino a quel momento ha avuto la meglio, iniziamo a comportarci in modo tale che le nostre azioni trasformeranno queste aspettative in realtà.
È necessario accettare le paure, la paura di perdere, di fallire, di cambiare, e occorre sviluppare la consapevolezza di questo stato: dobbiamo imparare a usare la forza negativa della paura a nostro favore, in modo positivo.
Immagino che adesso, se non conosci “Seta”, tu stia smaniando dalla voglia di sapere com’è finita la sfida tra il Sano e il Monco, dico bene? Ti accontento, ma lascio a te il piacere di scoprire il resto della storia e il finale. «Il 16 giugno 1871, nel retro del caffè di Verdun, poco prima di mezzogiorno, il monco azzeccò un quattro sponde irragionevole, effetto a rientrare. Baldabiou rimase chino sul tavolo, una mano dietro la schiena, l’altra a stringere la stecca, incredulo. “Ma dài”. Si alzò, poso la stecca e uscì senza salutare. Tre giorni dopo partì».
Dulcis in fundo, ecco la domanda binelliana: nella tua sfida quotidiana, è il Sano, a cui piace vincere facile, come diceva la pubblicità, che la spunta sempre, oppure è il Monco che sta lottando come un leone, per averla vinta, prima o poi?
Chi non si arrende mai diventa invincibile
Sappi che con un adeguato allenamento mentale pure il Monco può diventare un campione olimpionico. Ricordi cosa disse Alex Zanardi (so che ha l’intelligenza per perdonarmi questo accostamento ruvido), di cui ho parlato nella Pillola 102? «Se non avessi avuto l’incidente in cui ho perso le gambe, ora non sarei così felice», sono queste le sue parole, pesanti come macigni.
Il mitico Alex si è sempre definito «un grande ottimista, un uomo che ha imparato che nella vita fino a quando hai qualcosa per cui combattere anche le grandi sconfitte possono diventare le più grandi vittorie», ma non occorre auspicare nemmeno per assurdo di perdere le gambe per sperimentare la sua “felicità”. È sufficiente credere con tutte le nostre forze che il Monco che è in noi ce la può fare, può dare il meglio di sé e può vincere.
È il momento di agire!
Vuoi scoprire assieme a me il segreto per far sì che il Monco batta il Sano con un “quattro sponde irragionevole”? Contattami e ne parliamo! Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)