La felicità e il successo vanno raggiunti senza sforzo
Come ormai dovresti sapere a memoria, perché l’ho ripetuto fino allo sfinimento, il primo pilastro su cui poggia il mio percorso di allenamento mentale per migliorare nello sport e nella vita, trattato nella prima sessione del videocorso AtletaVincente.com e nella Pillola 1 del mio libro “Atleta Vincente” (così ne approfitto per ricordare che è un testo pensato per diventare campioni anche nella vita, oltre che nello sport), è il pensiero positivo. È una tecnica facile e divertente da applicare, e nella maggior parte dei casi è risolutiva.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Alcune persone, tuttavia, mi contattano per dirmi che la battaglia quotidiana contro il pensiero negativo è faticosa, richiede molte energie e talvolta il pensiero negativo riesce a vincere. Accade soprattutto durante i periodi stressanti, quando viviamo emozioni molto intense. In simili circostanze, è come se tutti gli sforzi fatti per allontanarsi dall’infelicità e raggiungere la felicità fossero la causa che ci impedisce di ottenerla, perché più tentiamo di eliminare emozioni negative e più restiamo impantanati nei sentimenti negativi, e sprofondiamo sempre più in basso, come se ci trovassimo immersi nelle sabbie mobili.
Vuoi che te la racconti io? Ok, clicca e guarda il video...
Il pensiero negativo ci salva la vita
D’altra parte, il dialogo interno negativo, in un certo senso, è “funzionale” alla sopravvivenza della specie umana, quindi non c’è da stupirsi se è onnipresente. Le nostre menti si sono evolute in un mondo pieno di insidie, in cui il fine principale dei pensieri e delle azioni dei nostri antenati era la difesa, da mettere in atto prestando attenzione a tutto ciò che poteva costituire un pericolo, non certo la ricerca della felicità o il desiderio di dire “ti voglio bene” a un altro essere vivente.
Lo scopo del processo di pensiero che si stava lentamente evolvendo, dunque, era quello di prevedere le minacce. In altre parole, si trattava di un pensiero negativo, orientato a tutto ciò che avrebbe potuto andar male, per prepararsi a evitarlo.
Dopo decine di migliaia di anni, la percezione del pericolo si è certamente attenuata e oggi possiamo dedicare una parte importante delle nostre risorse mentali anche alla ricerca del piacere, tuttavia il “programma” dell’evitamento del pericolo continua ancora a funzionare e, in taluni casi, il pensiero negativo basato sul “cosa mi manca e cosa potrebbe andar male” prevale ancora sul pensiero positivo “ho ciò che mi serve e voglio che vada tutto bene”. E qui giova ricordare che, nel bene o nel male, la nostra mente cerca sempre di accontentarci...
Cosa possiamo fare, pertanto, per evitare di restare fulminati a causa di questo corto circuito?
Possiamo prendere sempre più consapevolezza del nostro stato d’animo e accettare la realtà: se vogliamo vivere alla massima espressione, dobbiamo godere a pieno delle sensazioni piacevoli generate dai momenti positivi, ma dobbiamo anche saper accogliere con benevolenza le sensazioni spiacevoli prodotte da tutti quei momenti intrisi di negatività, in ogni sua manifestazione, dalla tristezza alla rabbia, dal pessimismo alla paura, perché per crescere e migliorare bisogna saper provare anche le sensazioni negative, senza averne timore.
Cerca di “vedere” da dove arriva il pensiero negativo
Poiché ormai ti dovrebbe essere chiaro che sono i pensieri e le immagini a indurre cambiamenti dello stato d’animo, il messaggio che ti sto lanciando è che dobbiamo imparare ad accettare tutti i pensieri che turbinano in testa, osservandoli con distacco, come se non fossero creati dalla nostra “vocina”, ma li stessimo ascoltando alla radio o alla tv. Per meglio dire, se non hai sufficiente energia per modificare un pensiero negativo che si è “fuso” con la tua identità, prova a spostare l’attenzione sulla “fonte” del pensiero e osservala da lontano, con disincanto.
Faccio un esempio. Se sto attraversando un periodo particolarmente difficile e nella mia testa spesso si forma il pensiero negativo “Sono proprio un fallito”, che quindi come tale viene preso per verità inconfutabile, arriva dritto a colpire la mia identità e mi fa sentire un fallito fino alle viscere, posso distaccarmi dal pensiero ripetendo più volte tra me e me: “Ecco arrivare il solito pensiero che sono un fallito”.
Dopo aver preso le distanze dal pensiero negativo, prima ancora che si attacchi alla mia identità di persona, posso aumentare il distacco tra me e lui aggiungendo un’altra anticamera, così: “Sento che sta per arrivare il solito pensiero che sono un fallito”. È utile anche dargli un nome buffo, per distinguerlo da tutti gli altri pensieri negativi, e ridicolizzarlo al massimo, il che renderà sempre più semplice evitare di prenderlo sul serio.
Funziona, te lo assicuro, perché sposti il pensiero su un altro piano, lo identifichi, lo vedi prendere forma, ma nel contempo riesci a capire che non ti è utile, quindi senti dentro di te che puoi tenerlo a bada, senza che riesca a raggiungerti e, soprattutto, senza spendere energie per cercare di modificarlo o di combatterlo: ti limiti a osservarlo nel suo limbo.
Ricorda che devi riservare questo trattamento, se non hai la forza di adottare la Formula CCCP (al proposito, guarda il primo video gratuito del videocorso AtletaVincente.com), per modificare un pensiero negativo in positivo, quando il pensiero che si sta formando è una critica, un’offesa o un giudizio feroce nei tuoi confronti, perché si tratta di pensieri inquinanti che demoliscono la tua autostima e incidono pesantemente sulla tua motivazione al cambiamento.
È il momento di agire!
Ti piacerebbe approfondire tutte le tecniche per evitare le “trappole” del pensiero positivo? Contattami e ne parliamo... Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)