«Noio volevam savuar... per andare dove dobbiamo andare...»
Il “fare” o il “non fare” ha a che vedere con un obiettivo da perseguire, e su questo penso che si possa andare d’accordo. Nella Pillola 153, dicevo che «la motivazione è quel fuoco che si sprigiona e continua ad ardere dentro alla pancia immediatamente dopo aver risposto alla domanda: “Perché sto fissando questo obiettivo?”».
Il senso della domanda è che devi capire perché vuoi fare o non vuoi fare qualcosa, ovvero devi avere ben chiare in mente le ragioni che ti spingono ad andare verso una meta oppure ad allontanarti da qualcosa che non ti soddisfa più.
Finché non avrai risposto al tuo “perché”, resterai vittima della Sindrome di Forrest Gump: inizierai a correre a perdifiato, ti sembrerà di dare l’anima, andrai da un capo all’altro della città, da un confine all’altro dello Stato e potrai persino attraversare un continente, ma poi un bel giorno saresti costretto a fermarti perché ti sentiresti… «un po’ stanchino». A quel punto ti considereresti un vincente?, avresti la sensazione di aver raggiunto un obiettivo? Oppure ti sentiresti un po’ come un criceto che ha fatto girare per ore e ore la sua ruota, senza muoversi di un millimetro?
Non basta far girare la ruota, nemmeno se è una ruota d’oro tempestata di brillanti, se tutto quel mulinare le gambe non ti porta da nessuna parte. Occorre definire con consapevolezza il punto di partenza, ovvero il fatidico “qui e ora”, poi bisogna scegliere con cura il desiderio che vogliamo trasformare in obiettivo e, infine, dobbiamo agire, ovvero, alzare il culo dalla poltrona e muovere il primo passo nella direzione auspicata.
Per mettere in atto questo processo meraviglioso, che scatenerà una motivazione incontenibile, la prima domanda è “Perché sto fissando questo obiettivo?”, ma non è l’unico interrogativo che ti devi porre.
Vuoi che te la racconti io? Ok, clicca e guarda il video...
Fatti delle domande, ma soprattutto datti delle risposte
Ecco cinque domande potenti, nate dalla mia esperienza personale, visto che quando avevo 14 anni mi sono trovato a dover prendere DA SOLO (perché i miei genitori mi lasciarono totale liberà di scelta) una decisione che avrebbe segnato il corso della mia vita.
- Cosa cambierà, per me e per le persone a me vicine, quando inizierò il mio percorso?
- Cosa mi accadrà se realizzerò questo obiettivo?
- Cosa mi accadrà se non realizzerò questo obiettivo?
- Cosa non mi accadrà se realizzerò questo obiettivo?
- Cosa non mi accadrà se non realizzerò questo obiettivo?
Per farti capire la portata di queste domande, ti invito a leggere la mia biografia sportiva, pubblicata nel “Chi sono” del sito MassimoBinelli.it. Troverai le parole di Luciano Ferrari, colui che ho sempre definito il mio mentore, tratte da una pubblicazione del 1984.
Il Prof (così lo chiamavamo) racconta dei miei esordi agonistici e a un certo punto parla del mio primo titolo italiano:
«… a San Marino … presente il D.T. della nazionale giovanile, Maestro dello Sport Claudio Poletti, è primo in Italia, in una gara “balorda”, vinta con largo margine sul secondo, ma al di sotto del suo massimale. Il resto è storia nota. Su invito della Federazione mi reco a casa di Binelli per informare la famiglia dell’interessamento delle “alte sfere” e prospetto la possibilità del trasferimento di Massimo al “college” di Savona».
Tutto è partito da quella “possibilità”. Accettare la proposta significava traferirsi in un’altra città, cambiare scuola, stare lontano dai genitori e dagli amici. Ecco da dove deriva quel “cosa cambierà, per me e per le persone a me vicine…”.
Realizzare l’obiettivo, ovvero superare la selezione ed entrare a far parte della Nazionale giovanile significava avere un futuro assicurato e uno stipendio fisso, poiché tutti gli atleti di interesse olimpico finivano in un gruppo sportivo militare (ed io, negli anni a venire, effettivamente entrai nel Gruppo Sportivo “Fiamme Oro” della Polizia di Stato; a fine carriera sportiva diedi anche le dimissioni, ma questa è un’altra storia…). Ecco il “cosa mi accadrà…”.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
Le domande successive, invece, sono un po’ più cervellotiche: due contengono una negazione e la terza addirittura una doppia negazione. È possibile venirne a capo soltanto se si ha ben chiara in mente la risposta al “perché” iniziale, ovvero se sono stati sviscerati tutti i motivi per cui si intende compiere delle azioni atte a conseguire l’obiettivo.
Per dirla in altre parole, solo se si hanno le MOTIVAZIONI giuste (e ti faccio notare ancora una volta che la parola “motivazione” è formata proprio dall’unione di “motivo” e “azione”, come spiegavo nella Pillola 153).
A questo punto, ti propongo due esercizi.
Il primo consiste nel provare a metterti nei miei panni e poi dare una risposta puntuale a tutte e sei le domande, partendo dal “perché”, la parola magica.
Il secondo, dopo che avrai fatto un po’ di allenamento “sulla mia pelle”, dunque senza coinvolgimento emotivo, prevede che tu risponda in prima persona alle stesse sei domande dopo aver individuato il tuo obiettivo più importante, poi contattami e ne parliamo.
È il momento di agire!
Come dici?, il tuo problema è proprio quello di riuscire a individuare e definire in modo SMART (tema, tra l’altro, della quarta sessione del mio percorso AtletaVincente.com e del quarto capitolo del libro) un obiettivo a cui puntare? Allora, a maggior ragione, contattami e lo facciamo assieme! Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)