La lotta impari tra cervello emotivo e cervello cognitivo
Sì, questa è una Pillola un po’ più impegnativa del solito, ma esercita l’arte della pazienza fino in fondo e capirai. Nella 148, dicevo che il nostro cervello emotivo viene rappresentato in vari modi, tutti provenienti dal mondo animale. Tra le tante, molto efficace, e a me particolarmente cara, per esempio, è la metafora dell’elefante, l’animale più grande, pesante e potente del pianeta.
Un elefante potrebbe devastare un circo in pochi minuti, eppure in gabbia ci tengono i leoni, non questo immenso pachiderma, condotto nell’arena da un domatore che lo guida tramite una sottile cordicella di canapa. È un gigante buono: se è trattato con rispetto e ben condizionato, è docile, ma guai a farlo imbizzarrire, perché poi non lo ferma più nessuno.
Ecco, per restare nella metafora, il nostro cervello emotivo, frutto di oltre due milioni e mezzo di anni di evoluzione, è come un elefante: se te lo fai amico, lo ascolti e non lo fai arrabbiare, lui si lascia condurre dove vuole il suo domatore, ovvero il cervello cognitivo, la neocorteccia, la porzione di materia grigia più giovane, visto che ha poco più di 150 mila anni. Se invece provi a sfidarlo o, peggio, a combatterlo, il cervello emotivo è enormemente più forte, prende il sopravvento e non lo fermi più, non c’è ragione che tenga, è proprio il caso di dire.
O mental coach, e che c’entra la ghiandolina mandorlata con un elefante?
C’entra, eccome se c’entra! Il cervello emotivo gestisce le risposte fisiologiche, ovvero ormonali, di fronte a determinati stimoli. L’amigdala, che, come dicevo, è parte essenziale del sistema limbico, ha la funzione di interpretare le emozioni e di reagire fulmineamente con una risposta.
I miei libri: “Atleta Vincente”, che contiene 47 strategie per diventare campioni nello sport e nella vita, e “Pillole di Coaching”, che propone 60 Esercizi di allenamento mentale e 40 Domande Potenti per diventare mental coach di sé stessi.
E più l’emozione è forte, positiva o negativa (nelle sessioni di coaching dedicate alla gestione delle emozioni, oltre che di elefanti si parla di emozioni funzionali o non funzionali, più che di emozioni positive o negative, ma in questo contesto è più evocativa la forza della positività o della negatività), dicevo, più l’emozione è forte, più la reazione è potente, travolgente e difficilmente controllabile.
Capita tutte le volte in cui perdiamo il controllo, per un torto subito, per la tensione, per la rabbia o per lo stress che si accumula: le emozioni prendono il sopravvento e diciamo o facciamo cose delle quali poi ci pentiamo amaramente, e talvolta irrimediabilmente.
In questi momenti, sperimentiamo la spiacevole sensazione della perdita del libero arbitrio, come se la nostra volontà venisse sottratta dal controllo della mente cognitiva e affidata a un manovratore esterno, totalmente autonomo. Ecco, quel “manovratore” è proprio teleguidato dall’amigdala, che ci mette sotto sequestro emozionale.
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Messi al tappeto da un virus e da una... mandorla!
Questo stato molto particolare ha anche un nome, “Amygdala Hijack”, coniato da Daniel Goleman, il padre dell’Intelligenza Emotiva. Goleman sostiene che il motivo per cui perdiamo il raziocinio ha a che vedere con la «momentanea e immediata assenza di controllo, perché l’amigdala assume il comando del nostro cervello, impedendoci di reagire in modo consapevole».
Per capire la sua capacità di tenerci “sotto sequestro”, dunque, bisogna comprendere che l’amigdala non produce solo una reazione emotiva istantanea e abnorme, rispetto allo stimolo che l’ha provocata, ma inibisce anche molti comportamenti volontari, perché “spegne” il cervello razionale, che si ritrova a subire il dominio delle emozioni.
Curioso, vero? Il cervello razionale, una macchina meravigliosa e ancora in gran parte sconosciuta, succube di una ghiandoletta primitiva. Ma è proprio grazie a questa piccola mandorla se siamo riusciti a sopravvivere fino ai giorni nostri, perché in un mondo fatto di pericoli, come era quello della preistoria, la differenza tra vivere e finire sbranati da una belva feroce stava tutta in quel nanosecondo in cui le emozioni scatenavano la reazione verso la salvezza, ancora prima che il resto del cervello si rendesse conto di cosa stava accadendo.
Nel pieno della pandemia da Coronavirus, è come se, viaggiando a ritroso nel tempo, fossimo tornati tutti quanti nella preistoria. Paura di morire, stress, tensione, invidia sociale nei confronti di chi stava camminando a passo troppo svelto per strada, perché era attività sportiva e non motoria, runner-untore solitario da impallinare, padrone del cane incontinente da ricoverare, grigliata del vicino di casa da denunciare perché è assembramento con le formiche…
Insomma, qualsiasi pretesto è stato un “invito a nozze” per l’amigdala, che ci ha tenuto in scacco per l’intera quarantena, inondando i corpi dei poveri sequestrati di adrenalina e cortisolo, con conseguenti nervi a fior di pelle, reazioni inconsulte da giustizieri o da leoni da tastiera, litigate furibonde tra le mura domestiche, stress e difese immunitarie abbassate: esattamente il contrario di ciò che sarebbe servito per combattere il nemico invisibile…
Poiché lo stato di alterazione derivante da ogni emozione forte ha una durata di circa quattro ore, e lo dice la scienza, non il mental coach, in pratica c’è chi ha trascorso gli arresti domiciliali in una condizione di “sbornia emozionale” permanente causata dagli ormoni in subbuglio!
Come gestire le emozioni e tenere buono l’elefante
Il nostro auspicio è che una situazione come quella che abbiamo vissuto nei mesi scorsi non si ripresenti mai più, tuttavia possiamo essere certi che, volenti o nolenti, subiremo altri “sequestri emotivi” da parte della nostra ghiandolina magica.
Potrà capitare perché ci arrabbieremo fino a “perdere il lume della ragione” (e ora sappiamo che questo modo di dire ha un fondamento scientifico), perché saremo sopraffatti dallo stress o per altre mille e una cause.
Cosa possiamo fare per gestire le nostre emozioni, dunque, e per evitare che siano loro a prendere il controllo e a dominarci?
Dobbiamo imparare ad accoglierle, dobbiamo farcele amiche, proprio come fa il domatore con l’elefante, e, soprattutto, dobbiamo ascoltare il messaggio che ci stanno portando, magari immaginando che ogni emozione si materializzi con le sembianze di un personaggio buffo e dalla voce bizzarra, tipo Paperino, per depotenziarla e non prenderla troppo sul serio, prima che sia lei ad assumere il pieno controllo. È una tecnica consolidata che si affronta molto bene nel corso di una sessione di coaching.
Oppure possiamo togliere il focus dal runner, dal cane con problemi di prostata, dalla grigliata del vicino e da tutto ciò che fa imbizzarrire l’amigdala, giusto per tornare con la mente all’epoca della clausura forzata, e riportarlo dentro di noi, perché, come afferma Wayne Dyer, «non puoi controllare quello che succede intorno a te, ma sei sempre in controllo di ciò che succede dentro di te».
È il momento di agire!
Infine, possiamo adottare uno dei miei sei trucchi per controllare lo stato d’animo, ma se vuoi davvero imparare le tecniche più potenti per sfuggire al sequestro emozionale attivato da una forte fonte di stress, calibrate in funzione dei tuoi reali punti deboli, contattami e ne parliamo! Come dico sempre, “alza le chiappe dal divano e muoviti, fai il primo passo verso il tuo obiettivo”, e anche rompere il ghiaccio con un’opinione o una domanda è un modo per uscire dal torpore e passare all’azione, non credi? ;)